Mentre in un pianeta portato a un passo dal tracollo siamo costretti ad un’esistenza sempre più sottomessa, controllata e avvelenata, il Partito dell’Ordine si affretta a vuotare gli arsenali teorici e pratici a disposizione degli individui e della loro possibile rabbia. Disinnesca i conflitti necessari, offuscando ogni differenza ed alterità. Seda le ostilità irriducibili, sottolineando concordie e somiglianze. Mortifica le utopie trascinatrici, imponendo pacatezza e realismo. Pretende una memoria condivisa e una riconciliazione nazionale.
Sfruttatori capitalisti e sfruttati operai, uniti dalle esigenze di un’economia in crisi. Repubblichini e partigiani, uniti dal rispetto per i caduti italiani.
Il carnefice Calabresi e la vittima Pinelli, uniti dall’abbraccio sentimentale delle loro vedove...
Uno spesso strato di merda che ricopre e falsifica ogni contrasto e asperità, trasformando la realtà in un grottesco spettacolo di varietà. Mentre a sinistra della canea istituzionale vanno aumentando i pruriti guerrafondai e le intolleranze razziste, a destra è tutto un traboccare di «fascisti di sinistra» e di «anarchici di destra».
Per vedere all’opera alcuni fautori del decervellamento in corso, basta andare al Teatro Puccini di Firenze mercoledì 28 aprile. Nell’anniversario della fucilazione del loro capostipite, alcuni orfani di Mussolini (Marco Tarchi e Pietrangelo Buttafuoco) si dibatteranno per illustrare gli aspetti creativi e culturali della loro putrida ideologia, coadiuvati da un nipotino di Togliatti (Marco Tullio Giordana).
[28 aprile 2010]