Sulla cattiva strada

Dal gennaio 2008 il governo francese ha dichiarato guerra ai cosiddetti “anarco-autonomi”, ovvero una non meglio chiarita – fin dal nome attribuito – “associazione di malfattori” dedita al compimento di azioni “terroristiche”. Dall’inizio dell’ondata repressiva fino all’estate diversi compagni sono stati tratti in arresto ed accusati di svariati reati: dalla “detenzione e porto di materiale esplodente” al “tentato incendio” di un mezzo della polizia del Commissariato di una circoscrizione popolare di Parigi, dalle manifestazioni contro i Centri di Detenzione per stranieri al possesso di una mappa originale di un carcere minorile in costruzione. Allo stato attuale due compagni – Juan e Damien – sono ancora in carcere, altri tre – Ivan, Farid e Isa – sono sottoposti a controllo giudiziario e un altro, Bruno, è latitante, essendosi sottratto allo stesso tipo di controllo.

L’otto novembre scorso viene attuato un sabotaggio sulle linee ferroviarie ad alta velocità: il trancio di alcuni cavi blocca 160 treni e crea un notevole caos su tutta la rete francese. Tre giorni dopo scatta una vasta operazione tesa ad arrestare i presunti colpevoli, sempre facenti parte – a detta del Ministero dell’Interno francese – della “associazione” di “anarco-autonomi”. Vengono fermati in dieci, di cui nove saranno formalmente incriminati e cinque di loro – compreso il presunto “capo” – finiranno in prigione. Avrà inizio da quel momento una squallida differenziazione tra buoni e cattivi, tra innocenti e colpevoli, tra meritevoli di solidarietà e non.

Mentre i primi arrestati si rifiutano di parlare, lasciare le impronte digitali e farsi prelevare il DNA, gli arrestati di novembre, i cosiddetti “nove di Tarnac” – a cui esclusivamente è rivolto il sostegno di gran parte dei comitati sorti nel frattempo – si autorappresentano, o accettano che ciò avvenga, come dei bravi ragazzi tutti zappa e pensiero, filosofi, gente di cultura, contadini e commercianti che avevano riaperto la drogheria del paese in cui avevano scelto di andare a vivere in modo comunitario – Tarnac appunto. A prenderne apertamente le difese non sono solo gli abitanti del paese, gli amici e i parenti, ma anche illustri rappresentanti del mondo accademico ed esponenti della cultura istituzionale, francesi e non solo; anche chi non volesse catalogare costoro come nemici dovrebbe quantomeno riflettere sul ruolo, di puntello del dominio, che occupano nella società e comprendere che sono al soldo di quel nemico che si pretende combattere: lo Stato.

Come se non bastasse, gran parte dei “nove di Tarnac” fanno passerella sui media, rilasciano interviste, parlano di sé con politicanti; la strada che loro hanno scelto di percorrere nella critica all’esistente è una buona strada. Non abbiamo motivo di dubitarne. Per contro, naturalmente, appare chiaro, anche agli occhi della repressione, che siano gli altri a percorrere una cattiva strada. È soprattutto a questi “altri” che esprimiamo la nostra più sentita vicinanza e rivolgiamo tutta la nostra solidarietà. A questi ribelli che non possiamo non sentire come compagni, perché su quella cattiva strada ci siamo anche noi, ed anche se percorrendola non ci è ancora mai capitato di incontrarci, sappiamo di andare nella stessa direzione. Come pure verso la stessa meta.
Anarchici salentini

VENERDÌ 27 FEBBRAIO, ORE 21
Cena sociale benefit per i compagni sotto attacco della repressione in Francia.
SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE CON CHI LOTTA!

CIRCOLO ANARCHICO - VIA MASSAGLIA, 62/B - LECCE