ALTROVE, Annuario della Società Italiana per lo Studio degli Stati di Coscienza

[Da "Canenero" - settimanale anarchico, n. 4, 18 novembre 1994]

Altrove, Annuario della Società Italiana per lo Studio degli Stati di Coscienza
1994, numero uno
Nautilus, Torino, 152 pp.

Chissà perché tutte le volte che qualcuno, esterno per scelta all'accademia, cerca di approfondire in modo specifico e relativamente rigoroso un determinato argomento finisce sempre con assumere atteggiamenti, e in fondo contenuti, che dell'accademia hanno tutte le caratteristiche.

Questa rivista, edita da un collettivo di impostazione radicale e antiautoritario, mantiene i tratti di una pubblicazione universitaria. La Società Italiana per lo Studio degli Stati di Coscienza (di già il nome mi maldispone non poco) è composta da un comitato scientifico ed ha sede presso un'istituzione comunale, aspetti, questi, di per sé significativi. L'argomento, di cui quasi nulla conosco, mi sembra comunque interessante. L'assunzione di sostanze psicoattive si è spesso accompagnata ad un forte desiderio di liberazione e rivolta (penso a Baudelaire, a Benjamin, ad Artaud). Cercare di approfondire queste esperienze anche dal punto di vista culturale e, diciamo così, tecnico, può essere importante. Ma il taglio specialistico - che non sorprende, viste la provenienza e l'attestazione dottorale degli autori - della rivista le trasforma, al di là dei dichiarati presupposti di globalità, in faccenda tutto sommato clinica.

Non è un caso che nell'introduzione vengano riproposte alcune categorie tutt'altro che libertarie (il concetto di "patologia psichica", ad esempio, che porta con sé quella separazione tra corpo e anima che, da Platone in poi, accompagna tutta la civiltà occidentale). Oppure che si lamenti la mancanza di comunicazione tra chi assume certe "droghe" e lo psichiatra (quello democratico, certo). Oppure ancora che si affermi la necessità di uno scambio interdisciplinare tra scienze umane e scienze cliniche, tesi non solo difficilmente sostenibile (vista la costitutiva frammentazione dell'apparato scientifico), ma sostanzialmente autoritaria, Tanto più che fornendo alle varie "comunità scientifiche" maggiori strumenti di analisi, si finirebbe per aumentarne le capacità di controllo.

Un altro accenno non casuale mi sembra quello a proposito delle realtà virtuali, quel sistema di fuga integrata al quale le strutture tecnologiche sempre più sollecitamente chiamano. Che servano davvero ad allargare la "coscienza"?

Sui motivi di questo riscoperto interesse verso gli stati di trance, l'estasi, eccetera, occorrerebbe un'adeguata riflessione che questo spazio non consente. Ad ogni modo, l'altrove di cui mi sto occupando in queste povere note mi sembra di fin troppo facile catalogazione.