[Recensione tratta dal numero 40 di "Anarchismo", 1983]
Errico Malatesta
Scritti antimilitaristi
Edizioni Segno Libero, Milano 1982, pp. 94
Utile raccolta degli scritti di Malatesta contro la guerra e contro il cancro militarista.
Le tematiche malatestiane sono molto conosciute e qui si ripresentano nell'ottica antimilitarista. Segnaliamo però, come di notevole significato, due punti che caratterizzano alcuni degli scritti contenuti in questa raccolta: a) la polemica con l'interventismo di Kropotkin e compagni del "manifesto dei sedici"; b) il rapporto tra lotta contro la guerra e preparazione dell'insurrezione.
I compagni che meno conoscono il grosso guaio che Kropotkin determinò all'interna del movimento anarchico internazionale con la sua decisione di appoggiare l'intervento contro gli Imperi centrali, troveranno qui la pacata ma penetrante critica di Malatesta e potranno riflettere sui guai che può procurare il progetto attendista e determinista di un certo kropotkinianismo. La logici del "seme sotto la neve" obbligava Kropotkin a seguire fino in fondo il suo ragionamento e quindi a preferire il male minora (la vittoria della "rivoluzionaria" Francia a quella della "reazionaria" Germania).
L'altro argomento è anch'esso di grande importanza. Malatesta fa notare, giustamente, che uno degli scopi essenziali degli anarchici è quello di preparare le rivolte sociali indispensabili al progresso dello scontro rivoluzionario. Ciò significa preparare l'insurrezione popolare. La situazione di guerra o una situazione in cui ci si avvicina alla guerra, non è, da per se stessa, più adatta di un'altra alla preparazione insurrezionale. In fondo questo equivoco ha condotto molti verso la logica del tanto peggio tanto meglio e molti interventismi, più o meno camuffati, sono proprio nati su questo terreno o sono stati alimentati da queste malcomprensioni. La guerra è sempre situazione da condannarsi, da rigettarsi e da evitarsi. La preparazione dell'insurrezione, al contrario, è uno degli scopi essenziali del lavoro degli anarchici. Così scrive Malatesta: "Noi non minacciamo l'insurrezione soltanto per impedire la guerra, noi vogliamo l'insurrezione perché ci pare mezzo indispensabile a finirla con l'oppressione e la miseria... E' dunque più interessante preconizzare e soprattutto preparare l'insurrezione in occasione di crisi economiche (scioperi, caro-viveri, ecc.) od in caso di contingenze politiche (violenze poliziesche, competizioni fra partiti borghesi, ecc.) od in ogni caso, sempre che sentiamo in noi la forza di poterla fare con qualche probabilità di successo. Finché dura la società attuale vi sarà sempre una buona ragione per insorgere: l'essenziale è d'assumere la forza a poterlo fare... A questo fine debbono servire la propaganda, l'agitazione operaia, la resistenza di tutti i giorni con ogni mezzo possibile contro i padroni, contro i governi. Ma occorre anche una preparazione materiale, tecnica, a metterci in grado di fronteggiare adeguatamente i mezzi di repressione feroce di cui i governi dispongono ed ai quali ricorrono senza indugi e senza scrupoli."
Non ci sembrano necessari commenti. A quanti vedono la lotta antimilitarista come una lotta di settore, ricordiamo queste (e altre) parole di Malatesta: lo scopo è sempre quello, la lotta contro i padroni per la liberazione definitiva.