Firenze - Trivio dei Tumultuosi

«Il silenzio delle cose è quello
di una polveriera che aspetta solo
di essere messa a fuoco»

Il Trivio dei Tumultuosi
non è una sede politica. Non è un centro culturale.
Tanto meno è una galleria d’arte o una bottega.

È un luogo dove possano incontrarsi individui che ardono della stessa passione e vogliono affermare una medesima esigenza. Per discutere e affinare la propria conoscenza. Per fare nuove scoperte e allargare il proprio universo mentale. E per manifestarsi, a se stessi e agli altri.
Per secoli, a posti simili è stato dato il nome di accademie. Qui a Firenze, per esempio, c’era l’Accademia degli Infocati e quella degli Alterati. Ma le Accademie erano frequentate per lo più da polverosi eruditi e nobili parrucconi. Non è il nostro caso. Dottori in niente e allievi di nessuno, lasciamo volentieri Platone alla noia del suo giardino.
Ai salotti dove i primi della classe danno lezione ai loro cortigiani, preferiamo i crocicchi dove imprecano gli ultimi ed i plebei. Ecco perché Trivio.
Quanto ai Tumultuosi, ci sembrano i soli ad essere attratti dagli incroci delle tre vie dell’ignoto, della critica sociale e della sovversione. Troppo arrabbiati per accontentarsi delle sublimazioni dell’estetica, troppo sognatori per piegarsi ai doveri della militanza, i Tumultuosi sono individui che rifiutano di avanzare sotto le forche caudine di un’affliggente realtà, come d’indietreggiare davanti all’abisso che divide l’infinito delle aspirazioni umane dalla miserabile finitudine di ciò che la vita permette di vivere in attesa di una morte certa.
Allora non rimane che procedere per scarto. Deviare, in maniera irriducibile.
Mai come oggi l’esistenza è altrove rispetto a un mondo interamente modellato dagli imperativi dell’autorità e della merce. L’essere umano non è più fatto della sostanza dei suoi sogni, ma di quella dei suoi incubi: bollette da pagare, frigoriferi da riempire, partite di calcio da guardare, stelle dello spettacolo da ammirare, politici da seguire... mentre la necessità della mera sopravvivenza sembra aver fatto dimenticare la possibilità dell’ebbrezza della vita.
Se non vogliamo continuare a respirare l’aria del tempo, ma andare alla ricerca del suo oro, diventa allora indispensabile iniziare ad abbandonare tutte le strade note e avventurarsi in territori sconosciuti. Tenersi alla larga da quanto già conosciamo e non ci piace — consapevoli che la distanza ostacola il compromesso e rende possibile lo slancio, determinando le zone di influenza, i punti magnetici di attrazione e di repulsione. È la distanza a mettere in luce il campo di forze e la loro disponibilità. E, soprattutto, a vegliare sulla unicità dell’individuo. Diserzione quanto mai salutare, che getta lontano dai sentieri
battuti in grado di assicurare il conforto di un riconoscimento sociale. Ed è risaputo che qui, oltre i confini del già dato, cominciano i dragoni. Sfidarli non può essere né un programma da offrire, né un progetto da diffondere. È un azzardo singolare da tentare. Incomprensibile, inadeguato, impresentabile. Ma per fortuna, diffidando ostinatamente del numero, non abbiamo alcuna ambizione a diventare popolari.
Ciò che faremo — si tratti di mostre o di proiezioni, di incontri o di dibattiti… — non ha perciò alcuna pretesa di persuasione, di conversione, di propaganda. Disprezziamo i politici, senza distinzione, con o senza tessera in tasca. Preferiamo mirare a toccare gli esseri umani nel solo modo che ci sembra auspicabile: coinvolgere in avvenimenti sconosciuti, fare intendere parole insospettate, precipitare verso incontri fatali, spezzare i limiti del pensiero e dell’esperienza — per essere infine capaci di concepire che tutto è sempre possibile.

Il Trivio dei Tumultuosi
si trova a Firenze
fra il sacro e il profano,
tra Santa Croce e Piazza dei Ciompi,
IN BORGO ALLEGRI 10R
triviott@yahoo.com

Lasciate ogni realismo,
o voi che entrate